martedì 22 aprile 2008

I have a dream

Tornata dal seminario I have a dream, bevuto la mia dose di estathè, riposata un pò dopo una lunga giornata all'università.
Pomeriggio interessante. Mi verrebbe da dire una cosa un pò cattiva sui nostri attuali profs di biochimica, ma sorvolo per evitare che digrignino i denti assaporando di strozzarmi casomai passassero per questo blog (magari lascerò qualche allusione su twitter).
Pomeriggio interessante dicevo, grande affluenza (non solo per i CFU, e questo è molto bene), dottore/professore di tutto rispetto, partecipazione al dialogo, divertimento e numerose riflessioni.
Sinceramente non ho molto da aggiungere a proposito dell'argomento "insegnare", perchè ne ho già parlato più di una volta nei post precedenti. Mi è tornato molto utile aver letto Diario di scuola di Daniel Pennac, e dovrei anche dire La scuola raccontata al mio cane di Paola Mastrocola, perchè entrambi sono stati materiale aggiuntivo che mi ha permesso di avere una visione ancora più ampia del problema. Il punto centrale è sempre lo stesso: serve passione da parte dell'insegnante. La passione per la propria materia, la passione per i propri studenti, la passione per il sapere. E allora l'insegnamento diventa bello, utile, e gli studenti sono affascinati, contenti, bramosi. Come ha anche detto il professor De Bernard, non sempre il rapporto docente-discente porta i frutti sperati, e bisogna purtroppo dire (con un pò di tristezza nel cuore) che ne abbiamo esempi lampanti ogni santo giorno noi stessi studenti di Medicina del primo anno. Posso infatti raccontare la mia tipica mattina all'università:
1) tiro fuori il blocco degli appunti e guardo per circa cinque minuti nel vuoto (bisogna pur metabolizzare il brusco passaggio dal materasso alla seggiolina dell'aula);
2) generalmente prendo appunti per un tempo variabile tra i 10 e i 15 minuti;
3) tiriamo fuori dalla cartella il Metro del giorno un pò spiegazzato e facciamo le parole crociate di gruppo (a volte ci accaparriamo anche City e Leggo, tutto fa brodo per passare il tempo);
4) si parla del più e del meno per un pò cercando di mantenere un tono di voce consono per non fare troppo casino (non sempre ci si riesce);
5) vuoto;
6) ...
7) le opzioni a questo punto sono due: prendo un libro di testo e studio (è capitato raramente visto i mattoni di libri che ci ritroviamo), oppure mi metto a leggere un romanzo.
E la mattinata passa così. Senza dubbio aumento la mia cultura personale (nelle ultime due settimane ho letto ben tre libri), però le lezioni si dimostrano totalmente inutili e decisamente una perdita di tempo. Tempo che potrebbe benissimo essere utilizzato per dormire (è sempre un'attività molto gettonata), o appunto studiare quei tomi che devono essere saputi a memoria per gli esami.
Questa è la mia mattinata tipo: deprimente. Molti si comporteranno diversamente, e magari mi potete anche dire che sono io che non ho voglia di far niente. Non è vero. Semplicemente non ho motivi validi per seguire le lezioni. Non c'entrano affatto gli argomenti trattati o la voglia. E' l'insegnante. Decisamente l'insegnante. "Gli", usiamo il plurale. I miei minuti iniziali di appunti ce li ho, quindi per lo meno l'impegno di partecipare alla lezione ce lo metto. Però poi svanisce nel vortice della noia totale. La passione di cui ho parlato finora dov'è? Scomparsa, o forse mai esistita. Allora magari mi viene il dubbio che sono io a pretendere troppo, che devo un pò abbassare le aspettative. Niente affatto! E la prova è che ci sono alcuni professori che invece mi fanno andare all'università proprio di gusto. Pochissimi eh, intendiamoci, però ci sono. E allora sì che prendo appunti anche per due ore filate, allora sì che mi interesso e mi appassiono e imparo. E meno male che qualcuno risolleva lo spirito e non mi fa pensare che sono solo una pigrona sfaticata!
Come migliorare la situazione? Da parte mia quei 15 minuti di tentato impegno giornaliero ci sono. E' dall'altra parte che non si riceve niente come risposta. O meglio, io non ricevo niente. Ci sono colleghi che vedo hanno perennemente la testa china e la penna in frenetico movimento. Faccio a questi colleghi i miei più sinceri complimenti, senza ipocrisia, perchè io non ci riesco, anche se mi piacerebbe. Ho bisogno di un pò di mordente. Mea culpa.
Comunque oggi, dopo il seminario, mentre tornavo a casa, mi è venuta in mente una cosa: sicuramente i professori si accorgono se gli studenti non seguono (non importa neanche vedere che sono distratti, basta solo sentire gli sbuffi per tutta l'aula), e sicuramente non si sono dimenticati di quando anche loro erano studenti (anche perchè sennò avrebbero rimosso lunghi anni della loro vita vista la durata del corso di laurea in Medicina e Chirurgia). E quindi: è mai possibile che non abbiano neanche una briciola di autostima da dire "vediamo se stamani per una volta tanto smetto di parlare ai muri" oppure un pizzico di buon senso del tipo "non voglio essere come quel professore che odiavo quando andavo a scuola, cerchiamo di migliorare"?
Sono troppo cattiva?

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