domenica 31 agosto 2014

“Tutto, ma non un’ernia strozzata”

Come scrisse Bulgakov nel suo “I racconti di un giovane medico”. Consiglio questo libro a tutti coloro che come me cominciano la pratica di quello strano miscuglio di arte e scienza che è la medicina. Nel momento in cui vi troverete per la prima volta di fronte al paziente che vi descrive appassionato il proprio dolore; quando sarete solo voi, nessun professore che vi protegge, nessun specializzando che vi guida, nessun collega amico che vi consiglia; quando la vostra testa diventerà improvvisamente vuota, buia, ovattata, con soltanto un barlume di pensiero che riecheggia “E ora che cazzo faccio?!?! Bisognerebbe chiamare un dottore… … … … …  Oh merda, sono io il dottore”: tranquillizzatevi, è a quanto pare come dovrebbero andare le cose con il tuo primo paziente. Lo scriveva già il giovane Dr. Bulgakov quasi cento anni fa: “E se mi portano un’ernia? Spiegatemi come mi ci abituerò. E soprattutto, come si sentirà il malato in mano mia? Si abituerà all’altro mondo, lui (e qui mi passò un brivido lungo la schiena)… E una peritonite? Ah! E i ragazzini con la difterite?  In quali casi si consiglia la tracheotomia? Ma anche senza tracheotomia non starò certo troppo bene… E… e… un parto! Eh? Ho dimenticato il parto! Le posizioni anormali. Cosa farò? Eh? Come sono stato sconsiderato!”.

Ho imparato molto in questi primi due mesi di mestiere. Soprattutto ho realizzato che per sei anni, tutti i giorni, otto ore al giorno, ho studiato la medicina: so veramente un sacco di cose. Dovete solo concedermi due-tre minuti per far passare l’eco di panico nella mia testa... si sta già affievolendo, presto se ne andrà e sarò subito da voi, tranquilla, professionale, sorridente, rassicurante, sicura. 
Aspettate... datemi un altro minutino, via. 

mercoledì 2 luglio 2014

Senza una particolare ragione

Ad esattamente due anni dall'ultimo post mi trovo ad aggiornare lo scheletro di questo blog.
Senza una particolare ragione.
Mi facevo i fatti degli altri su Facebook e mi sono ritrovata a scorrere sempre più in basso la mia bacheca.
Senza una particolare ragione.
Più andavo in basso più diminuiva il numero degli anni: 2013, '12, '11, 10, '09, fino al 2008.
Tornando indietro sulla bacheca della mia vita ho visto con chiarezza cosa è cambiato nel corso del tempo e cosa invece è sempre uguale, e forse sempre lo rimarrà. Ho visto con chiarezza i piccoli cambiamenti quotidiani che mi hanno portato ad essere qui oggi e che continueranno inesorabili e impercettibili a portarmi da qualche altra parte domani.
Ho riaperto questo blog senza una particolare ragione. Quasi non mi ricordavo nemmeno l'indirizzo, che imbarazzo. Ma l'ho aperto e sono sollevata. Sollevata perché sto scrivendo come non facevo da tempo e mi vengono in mente tante cose che avrei potuto scrivere in questi due anni. Adesso il ricordo di quei pensieri è sfumato, ma sono sollevata perché questo pensiero non me lo sono lasciato sfuggire e forse (ci tengo a sottolineare il forse) la prossima volta che avrò un pensiero del genere cliccherò su “nuovo post”.

lunedì 2 luglio 2012

Welcome home

Il sushi ipereconomico ad ogni angolo: mi mancherà.
Le ore interminabili passate sui mezzi pubblici: non mi mancheranno.
Quei pazzi scatenati del mio piano: mi mancheranno.
Trovare sempre posto a sedere in autobus: mi mancherà.
Il brunch della domenica: mi mancherà.
Il puzzo della minuscola cucina: non mi mancherà.
La mia cameretta: mi mancherà.
Essere circondata da cinesi: non mi mancherà.
La grande metropoli: mi mancherà.
Cenare alle 18.30: non mi mancherà.
Gli accenti inglesi più assurdi: non mi mancheranno.
Coles: mi mancherà.
Il campus universitario: mi mancherà.
L'inglese medico: non mi mancherà.
Vivere nel domani: mi mancherà.
Le birre australiane: mi mancheranno.
La consapevolezza di essere dall'altra parte del mondo: mi mancherà. A volte.

sabato 12 maggio 2012

Festa del Ricamo 2012

Howdy cara Casa Cenina!
Quest’anno per la prima volta non sarò presente alla Festa del Ricamo. E chi ve lo porta il caffe???
Parteciperò con il pensiero ovviamente, non c’è neanche bisogno di dirlo. Comincerò a festeggiare ore in anticipo perché da queste parti in Australia a volte è già domani. Mentre mostrerete il magazzino ai ricamini e alle ricamine continuerò a distribuire biglietti da visita agli australiani, e in onore della Festa indosserò la maglietta di Casa Cenina (con il cappotto sopra perchè qua l’inverno incombe). Trattatemelo bene il magazzino, mi raccomando, che con la distanza e la nostalgia ogni tanto vengo presa da una sorta di gelosia verghiana per le cose che possediamo e che ci hanno permesso di arrivare così lontano. Anche geograficamente parlando.
Ci sono Cenini neo arrivati che non ho avuto modo di conoscere particolarmente bene. Sappiate che nonostante sia dall’altra parte del mondo vi tengo d’occhio e so tutto. Giusto per non mettervi pressione insomma: mantenete alto il nome della Casata!
Come sia stato possibile diventare quello che siamo oggi ancora non mi è ben chiaro. Da una collina toscana alla televisione olandese sembra che il passo sia stato breve. So solo che l’impegno non è mai venuto meno, i sogni e le idee nascono e vengono messi in atto per voi. E per noi: far sorridere un paziente in un letto d’ospedale o far sorridere una crocettina davanti a un taglio di stoffa ha per me lo stesso valore. Anni di studio e di lavoro vengono ripagati, in qualunque continente mi trovi, perché così mi è stato insegnato e così continuano a insegnarmi i fatti. Sono figlia unica ma i miei genitori hanno creato un’enorme Famiglia, che saluto con orgoglio.
Se guardo fuori dalla mia finestra in questo momento vedo i grattacieli di Melbourne in lontananza, e so che a Casa Cenina sarà un’ottima Festa del Ricamo.
Da una della patrie del patchwork, un abbraccio koaloso,
Caterina

venerdì 11 maggio 2012

I malanni

Siamo in pieno autunno qua a Melbourne, ormai manca poco all'inverno. Fuori ci sono 12 gradi, diluvia e il vento viene da sud, direttamente dal polo. A pochi chilometri dalla città ci sono i pinguini (sul serio). Però per strada vedi girare gente in canottiera, pantaloncini corti e infradito, senza il minimo accenno di pelle d'oca.........incredibile.......non so nemmeno che dire.
Ma una nonna non ce l'hanno gli australiani?? "Copriti che prendi freddo".

giovedì 26 aprile 2012

L'integrazione

Dovrebbe essere un ulteriore passo in avanti per un Paese, la capacità e la fortuna di accogliere persone di cultura diversa senza nemmeno porsi il problema che potrebbero esserci difficoltà. Perchè in teoria non ci dovrebbero essere.
In Australia mi trovo in pronto soccorso con dottori e pazienti che provengono da tutto il mondo: Cina, Malesia, Colombia, Iran, Italia, Gran Bretagna, India, e la lista può proseguire ancora per un po' volendo. Passiamo giorni interi insieme, visitiamo pazienti, discutiamo la terapia, parliamo, scherziamo e ci rendiamo conto che siamo sul serio tutti uguali, in fondo: gli stessi esseri umani che vengono da luoghi diversi.
Ma allora perché qua sembra che l'integrazione sia all'avanguardia rispetto all'Italia? Siamo poi così ristretti di mentalità, noi? Bigotti e ignoranti da non accettare l'altro?
Forse è un po' l'opposto. Non può esistere l'integrazione in Australia perché non c'è nessuna cultura in cui integrarsi. E' un Paese fatto dall'insieme di tanti Popoli che si uniscono senza però mescolarsi, come olio e acqua, un puzzle senza contorni che può continuare ad espandersi senza limiti su un apatico bianco tavolo che non ha radici nè storia. Quando sei in territorio neutro tutti vanno d'accordo.
Non so sinceramente cosa preferire, se le nostre difficoltà o la loro totale assenza.

mercoledì 11 aprile 2012

La Pasqua del 2012

La Pasqua del 2012 l'ho passata a Sydney, dall'altra parte del mondo rispetto a casa mia, a migliaia di miglia di distanza dalla mia famiglia. L'ho festeggiata ore in anticipo rispetto a loro, a testa in giù, invertendo le stagioni e le tradizioni: agnello il venerdì, pesce la domenica.
Non per questo mi sono fatta mancare il posto a capotavola durante il pranzo di famiglia: tutti che parlano contemporaneamente, vassoi che passano da una parte all'altra, frasi ovvie, risate, il suono delle posate sui piatti, altre risate, voci conosciute da sempre.
E' stato forse il più bel brindisi della mia vita, e anche se le facce sullo schermo del computer erano un po' sgranate non ha importato, sono scolpite dentro di me nei minimi dettagli.