mercoledì 25 febbraio 2009

Americans heart Italia


Ultimamente frequento un numero incredibile di ragazzi e ragazze americane che studiano qui da noi. E' vero che l'Italia, e in particolar modo Firenze, sono sempre state mete ambite da parte di giovani studenti, ma solo adesso mi rendo conto di quanti siano in realtà.
Tutto è cominciato quando Andrea B. ha accolto nel suo appartamento due ragazzi americani come coinquilini. E' venuto di conseguenza che sono in qualche modo entrati a far parte del nostro gruppo di amici. Quello che non sapevamo era che questi due ragazzi dell'Oklahoma University viaggiavano con l'intera classe. E quindi adesso quando usciamo ci ritroviamo americani ovunque! Ganza questa cosa! Si conoscono un sacco di persone nuove, di un posto così diverso e lontano, si parla e si migliora il nostro inglese, ci si diverte di più.
Ma questo non è tutto! L'altra sera sono uscita con alcuni amici per festeggiare il nostro esame passato con successo. Siamo andati in un sushi bar, e lì accanto a noi c'era questa ragazza da sola. Poretta! Chiaramente una parola tira l'altra e alla fine ci siamo ritrovati ad invitarla a bere una birra con noi. E così ecco che abbiamo fatto amicizia anche con Taylor di Chicago, che studia storia dell'arte a Firenze. E dove altro la si può studiare storia dell'arte? Eheh. Molto simpatica e tranquilla...normale oserei dire! Non come quelle spugne dell'Oklahoma. E' incredibile e forse triste da dire, ma una delle cose che mi ha colpito di più di questi ragazzi è la quantità di alcol che bevono. Sarà anche che negli States non puoi bere fino ai 21 anni (ma per favore...tutte balle), fatto sta che salta decisamente agli occhi il bicchiere in mano. E poi diciamocelo, saranno anche il più grande paese al mondo, e siamo fortunati a poter passare del tempo con questi ragazzi e ragazze, ma bisogna ammettere che ne hanno di cose da imparare. Come per esempio l'aperitivo: pane e aceto balsamico?? Ma daaaaiiii! Non ci siamo proprio! La pasta NON si butta prima che l'acqua cominci a bollire, lo sanno tutti! E non si usa il sale fino, ma grosso! Insomma, ma dove sono cresciuti ahah! Bisogna partire dalle basi.
Il pub stracolmo di americani è diventato un posto migliore! Peccato che alcuni ti guardino dall'alto in basso. Ma si capisce, in fondo siamo italiani. Quello che ancora non sanno è che tempo due mesi e non vorranno più tornarsene a casa! Mica la trovi in Illinois la schiacciata con la mortadella! E sicuramente non ti ritrovi Santa Maria del Fiore davanti quando scendi le scale di casa! Eh!

martedì 17 febbraio 2009

Volantinaggio rosa a Parigi


Torno in questo mio blog abbandonato da più di un mese. Poretto. Mi scuso con tutti i miei lettori e con i blogger che seguo per questa mia negligenza, ma sono stati tempi indaffaratissimi. Lasciando per un momento da parte lo studio matto e disperatissimo (che proseguirà anche nei prossimi giorni), dall'inizio dell'anno sono andata oltre confine per ben tre volte: prima il capodanno a Vienna, poi dieci giorni in California per visitare i parenti e per vedere una fiera di lavoro a Los Angeles, e adesso torno da Parigi per un'altra fiera in cui abbiamo esposto e venduto. Studio e lavoro 24/7 quindi. Ciò non si concilia molto con gli aggiornamenti del blog eheh.

Giorni intensi quelli di Parigi. Il mio compito era quello di dare volantini con quattro schemi da ricamare a punto croce a ogni singola donnina che passava dal nostro stand. Scopo: farci pubblicità. Abbiamo infatti aperto il sito di Casa Cenina in francese, e ci siamo presentati a questa fiera di ricamo parigino per farci conoscere ed entrare anche nel mercato francese. L'Aiguille en fete prevede donnine da ogni parte d'Europa e non solo, eccitate da tanti filati e perline, caciarone nel gruppo di amiche, contente della gita fuori porta e dello schema raro e bello che finalmente hanno comprato. Tuttavia timorose, perse tra gli stand, ubriache di colori e stoffe, indecise, sorprese.
Nei miei quattro giorni di volantinaggio no stop ho potuto conoscere, criticare e apprezzare queste strane donnine, accompagnate dal marito-carrello o dalle amiche del club di ricamo.
C'erano vari modi per accetare questo petit cadeau che Casa Cenina offriva loro. Alcune si ritrovavano il volantino in mano e mi guardavano con aria interrogativa proseguendo il loro giro, altre scuotevano la mano "no merci" e tiravano a diritto per circa tre passi, si fermavano, osservavano altre signore che prendevano il volantino e poi tornavano indietro per impossessarsi del loro. Spesso e volentieri dovevo aggiungere la parola gratuite perchè altrimenti pensavano che volevamo fregarle in qualche modo con acquisti poco sicuri. In fondo siamo italiani, e i francesi non ci considerano di certo i migliori a questo mondo. La cosa è reciproca chiaramente. Ci sono poi quelle che ti si piazzano lì davanti e ti guardano col sorriso stampato in faccia "ma questa mi dà veramente quattro schemi gratis da ricamare?!?". Chi allunga la mano timorosa, chi consulta l'amica prima di accettare un volantino da les italien. Quelle più gentili accettano volentieri perchè in fondo non si dice mai di no a un cadeau. Tutte comunque ringraziavano, qualcuna più entusiasta e contenta, qualcuna più dubbiosa. Quando arrivavano i gruppi di donnine mi bastava acchiapparne una, la quale correva subito dalle compari che al settimo cielo si mettevano in fila per non avere qualcosa in meno rispetto alle altre. Se poi c'era ressa allo stand potevo scorgere dietro la massa mani che si allungavano "moi, moi aussi". Altre ancora si piazzavano in disparte ad osservare il mio operato di consegna gratuita e dopo un pò si avvicinavano "ma lo posso prendere anche io?". Le più anziane non capivano, ma una ragazza sorridente che offriva regali non si poteva snobbare. Alcune mi hanno addirittura chiesto "e perchè dai quattro schemi in regalo?". Eravamo gli unici in tutta la fiera a regalare qualcosa e questa stranezza, aggiunta alla nostra ancora più strana nazionalità, faceva rimanere tutte quante interdette. Ma le ho conquistate quasi tutte, consegnavo volantini in automatico, tipo macchinetta, mi si era incantato il disco: madame, bonjour, petit cadeau pour vous, pur vous aussi madame, est gratuite, bounjour madame, petit cadeau. Quando poi cominciavano a dirmi "Je l'ai deja" ero realizzata, voleva dire che avevo fatto il mio lavoro, ma mica me le ricordavo le facce, e quindi ripetevo lo stesso "petit cadeau madame". Facce tutte uguali tra parentesi, una massa indistinta di donnine e pellicce, occhiali e mani senza un volto.
I bersagli più facili erano i bambini e i mariti. I primi perchè si divertivano a prendere quei volantini considerandoli come piccoli tesori, i secondi perchè spallati e disorientati in mezzo a tutte quelle donne girovagavano senza meta trasportando gli acquisti della moglie, e quindi ottenere qualcosa da consegnare alla consorte come preda e trofeo li faceva sentire importanti e più utili di un carrello.
C'è da dire che il modo in cui rifiutavano il volantino per poi tornare indietro e prenderne anche quattro o cinque, non mi faceva sentire ben disposta nei loro confronti, ma il sorriso e la gentilezza erano d'ordinanza chiaramente e quindi ripetevo la mia battuta in francese senza interruzioni, con voce calma e sorriso a cinquanta denti. La pidocchieria francese mi ha schiaffeggiato in questi giorni passati con i piedi doloranti, ma è bastato un solo complimento per far risollevare tutto il morale di Casa Cenina. Una signora si è infatti avvicinata e ci ha detto "è incredibile, bisogna venire dagli italiani per avere un regalo e un pò di gentilezza". Mica si frigge con l'acqua signora mia! Che poi precisiamo, in Toscana si frigge solo con l'olio extravergine d'oliva.
Si spera che queste donnine si facciano vive anche in internet, non solo tra i banchini della fiera. Per ora ringrazio Clementina e Mantella, i nostri grandissimi traduttori, e chiaramente l'indispensabile Ilaria. Per il resto dello staff non servono parole, siamo i meglio Cri! Ehehe!

Con il sorriso vi saluto sperando di farmi rivedere presto. Petit cadeau pur vous aussi, è ovvio.

martedì 13 gennaio 2009

Deve passare la Freccia Rossa


Conversazione telefonica udita in treno. Il signore seduto davanti a me stava parlando con il figlio all'altro capo del cellulare.

Pronto...Ora icchè tu ha' fatto?...Come tu l'hai perso a Statuto?...Un'altra volta? Tu se' proprio bischero figliolo eh!...Eh oh, icchè? Unm'interessa. Quante volte te l'ho detto che tu devi passare di dietro ai barre, non davanti sennò tu la fai troppo lunga la via!...Madonna, e sembra tu abbia fatto l'abbonamento a perdere i' treno, invece che a pigliallo!...Ma poi ormai un tu lo sai che deve passare 'sta benedetta Freccia Rossa! Sicchè tutti gli altri treni so in ritardo. E te tu lo perdi uguale! Un tu capisci proprio nulla!...Eh, ora mi tocca venire a pigliatti colla macchina...L'autobus troppa fatica eh!...Ma tanto che mi lamento, l'è colpa mia, t'ho fatto io. Anzi, l'è colpa della tu' mamma. Amore amore amore, benzina vedi!...Ora tu rimani lì e tu m'aspetti...Ci si becca? Oh come tu parli? Icchè vorrebbe dire? Quando t'arrivi a casa ti becco io vai!...Sì, ciao.

Sarà anche tanto veloce questa Freccia Rossa, ma per fare due chilometri con un treno regionale ci vogliono venti minuti. Meno male che si fanno un pò di risate!
Un abbraccio a tutti i genitori tassisti. Compresi i miei.

domenica 4 gennaio 2009

Capodanno a Vienna


Buon anno gente! Come butta questo 2009 per ora?
Non so di preciso cosa dire del mio slendido capodanno a Vienna. Ci siamo divertiti tantissimo, eravamo contenti, sereni e felici. In una meravigliosa città, con gli amici giusti, nè troppi nè troppo pochi. L'unica nota di demerito forse, il freddo gelido, veramente polare! Ma sono stati giorni indimenticabili, il migliore capodanno di sempre!
Abbiamo fatto un numero esagerato di foto, ma ne ho selezionate un pò per voi, le trovate in fondo al mio blog. Eccoci qua: Andrea, Vanessa, Sarah, Andrea, Shachar e Caterina!

lunedì 29 dicembre 2008

Un bel pugno di amici

Allora gente, avete mangiato a sufficienza in questi giorni? Vi è rimasto un pò di spazio per il cenone dell'ultimo dell'anno? Eheh!
Potrei adesso mettermi a farvi la lista delle belle e brutte cose di questo anno che sta per finire, ma sinceramente non ho neanche tanta voglia di pensarci, quel che è stato è stato in fin dei conti, e se qualcosa è andato storto non si può far altro che tentare di far meglio in futuro.

I miei si sono concessi un viaggetto a Barcellona per festegiare le loro nozze d'argento. Auguri quindi babbo e mamma!
Quando Casa Cenina è libera gli amici non tardano ad arrivare...perchè in fondo si sta proprio bene qui da me. Ho giocato nella neve con i cani ieri e poi mi sono asciugata al fuoco con musica in sottofondo. Direi che il 2008 si chiude in una pacifica bellezza. Poi domani parto con altri cinque e andiamo a festeggiare capodanno a Vienna. E' stato un pò un parto questo microviaggio, però alla fine ce l'abbiamo fatta ad organizzare. Nonostante i numerosi problemi che Andrea ha dovuto affrontare con gli austriaci hotel, mi ha or ora comunicato la Vanessa che i biglietti del treno stanno arrivando. E meno male via! Capodanno fuori da Arezzo! Non se ne poteva veramente più del concerto in Piazza Grande.
E quindi come ho già accennato, sabato sera casa si è riempita degli amici di sempre, tutti quanti. E' stata una gran serata! Mi ci è voluta quasi tutta la domenica per rimettere in ordine cucina e salotto, ma con calma alla fine ci sono riuscita. Eheh.
Ci stiamo un pò allontanando. Città universitarie diverse, nuovi amici, le nostre vite che piano piano si delineano, divergono dal liceo, dalla giratina nel Corso il sabato sera. E per fortuna direi! Però ogni tanto una cena così, tutti insieme, fa molto piacere, perchè come ha detto la Sarah l'altra sera ci sono degli amici che puoi non vedere per mesi o anni, ma quando poi li ritrovi ti sembra che non sia passato neanche un giorno e tutto ricomincia come prima, con gli sherzi, le battute e gli abbracci di sempre.
Vi ringrazio quindi per la splendida serata ragazzi, anche se non passerete mai da questo blog perchè siete pigri, lo so!
E per coloro che presto partiranno in Erasmus, ricordatevi di questo speciale sabato sera, perchè alla fin fine sappiamo come ritrovarci anche se ogni tanto ci perdiamo di vista. Avremmo un sacco di cose da raccontarci quando poi ci ritroveremo.

sabato 20 dicembre 2008

Oh fiorentini, mi avete esiliato...prendete la merda che Dio v'ha mandato!

E' finalmente tornato il sole a Firenze, dopo ben tre settimane di pioggia incessante.
Ha piovuto così tanto che l'Arno ha fatto anche preoccupare qualcuno (in effetti era bello pienotto), e ha piovuto così tanto che oramai l'ombrello era diventato l'estensione naturale della mano. Girovagando per la città, mi sono accorta che più o meno tutti ci comportiamo allo stesso modo quando dobbiamo muoverci con l'ombrello aperto. Quando cammini devi avere la massima concentrazione, non solo perchè devi evitare atleticamente le pozzanghere e i pozzi che ricoprono gran parte dei marciapiedi, ma anche perchè devi farti spazio civilmente tra la folla. Ci sono gli ombrelli facili da superare, come per esempio quelli che si sono fermati a guardare una vetrina, oppure quelli che vanno nella tua stessa direzione e sorpassi senza troppi problemi. Ma quando attraversi la strada? Quando un'intera squadriglia di ombrelli ti investe e tu sei l'unica persona che va in senso contrario all'attacco? Quando il marciapiede è troppo stretto? In queste situazioni entra in vigore la costituzione dei portatori di ombrelli, un insieme di leggi nè scritte nè orali che però ti permettono di mantenere i livelli di isterismo al di sotto della soglia massima di indecenza, che di solito è comunque inferiore alla soglia di un giorno di sole.
Io sposto l'ombrello a destra e tu a sinistra, mi fermo un attimo prima della pozza e ti lascio passare tanto non ho furia, alzalo tu l'ombrello che io ti passo sotto, rallento e mi tengo un pò a distanza sennò mi sgoccioli tutto sulle scarpe, certo che potevi anche aspettare che passassi io, non scendo manco morta dal marciapiede quindi vedi di spostarlo quel cazzo di ombrello coi fiorellini che ti ritrovi, guarda qua mi hai fatto cadere precisa nella pozza, passa passa sei hai tanta furia, perchè tutti hanno un ombrello più grosso del mio? °_°
Conversazioni intere, litigate furiose, insulti e anche peggio, solo con la forza dello sguardo. Non si parla mai in queste situazioni, quasi mai, perchè ognuno è troppo impeganto a tenere all'asciutto se stesso. Anche solo emettere un suono vocale potrebbe farti arrivare quella maledetta goccia gelata che non si sa come è sempre la più grossa pensabile esattamente al centro della cucuzza, facendoti rabbrividire fin nelle ossa, oppure anche solo una molecola di H2O potrebbe posizionarsi al centro delle lenti degli occhiali e darti fastidio per ore, fino a quando non sarai in un posto chiuso e tranquillo in cui la potrai togliere gentilmente con il fazzoletto, evitando così la ditata furiosa e bagnata che non ti farebbe vedere più un tubo proprio mentre stai camminando così precariamente. I cartelli stradali poi, sono la chicca migliore, perchè, è ovvio, il tuo ombrello, per quanto schifoso e distrutto possa essere, non riesce a passare tra il palo del segnale e il muro. Allora te già tre metri prima ti accorgi dell'ostacolo, fai un velocissimo e complicatissimo calcolo probabilistico, inserisci un pò di statistica, risolvi un paio di equazioni di fisica dinamica e stabilisci, con certezza, che il tuo ombrello passerà sicuramente in quello esiguo spazio. Arrivi dunque all'altezza del segnale stradale e muovi impercettibilmente il tuo microtetto portatile così da renderlo plastico, caso mai tu avessi sbagliato un logaritmo due metri prima, in fondo è difficile farli a mente. Ecco che tu continui spedita per la tua strada e due passi dopo ti accorgi che il tuo fido ombrello è rimasto però dall'altra parte. Torni indietro e superi con lo sguardo basso il segnale stradale, questa volta scendendo dal marciapiede. Qualcuno ti avrà visto? Perchè devo fare sempre queste figure di merda?!? Eppure secondo me ci passava! Ma perchè avevo cinque a matematica al liceo? Questa volta li avevo fatti giusti i calcoli!
D'altronde non tutti siamo dei geni, come ha brillantemente sottolineato un omino che ho incrontrato per strada, il quale non si è mosso nemmeno di un millimetro con quel suo ombrello gigantesco che si ritrovava. A quel punto son stata io che mi sono giostrata tra le pozze cercando di proseguire il mio cammino. Avrò avuto uno sguardo di fuoco, quasi sicuramente, e forse è per questo che come niente fosse mi ha detto gentilmente:
"Eh oh signorina, e piove".
Nooooooo! Ma davverooooo?!?!?!

Mi dispiace di avere un pò trascurato questa bestiola di blog, però ho dato tre esami in un mese, e il tempo è risultato stranamente scarso. Ne approfitto comunque per farvi gli auguri di Natale, per ora con questo mio post, e se mi è possibile passando a salutarvi nei vostri rispettivi blog.
E se per caso qualcuno si stesse ancora chiedendo cosa significa il titolo che ho messo, vi consiglio di scoprire Riccardo Marasco, autore anche della leggendaria Teresina.
Portate la gioia nella vostra famiglia. Oh oh oh!

venerdì 14 novembre 2008

I' pan co' l'olio

Un mio vecchissimo compagno di scuola, alla domanda "Cosa vuoi di più dalla vita?" rispondeva con marcato accento aretino "I' pan co' l'olio", felice canzonatura della pubblicità dell'amaro Lucano. Aveva dannatamente ragione.
Torno adesso da Milano. Sono stata a vedere il concerto dei Simple Plan all'Alcatraz: gran serata. Mi sono divertita molto, ho girato per il centro, ho fatto acquisti, e mi sono guardata in giro, come faccio sempre: una ragazza in solitaria con le cuffie alle orecchie che, silenziosa, cammina e guarda, guarda, guarda.
Milano non fa per me. Decisamente no. Per carità, è una metropoli interessante, dove trovi sempre un sacco di cose da fare, è piena di bar, locali, negozi, eventi vari, ma bella no, per niente. E' proprio vero che il caro Renzo Tramaglino non aveva mai tolto il naso dal lago di Como per essere così stupito alla vista del Duomo: grigio, sproporzionato nella piazza, ostile, una brutta copia di Notre Dame. Sono i negozi la vera opera d'arte. Mi avvicino alla vetrina di Prada e mi dico "caspita, hanno già messo le decorazioni di Natale e siamo appena a metà novembre...ah no, è illuminata così di suo...luminosa e abbagliante, in modo tale da non riuscire a vedere il prezzo della moda esposta". E mentre i faretti della vetrina fanno sole in un pomeriggio buio e piovoso d'autunno, come non fermarsi a prendere un caffè in uno dei mille splendidi bar, o come non farsi trascinare dalla folla in un negozio dietro l'altro? Poi uno è stanco dopo lungo shopping e quindi prende un taxi, chiaro. Caterina non va in città poi così tanto spesso in fin dei conti , e quindi perchè non approfittare del lusso di farsi scarrozzare da un tassista milanese DOC, che appena sentito un accento diverso dal suo si informa sulla tua provenienza/nazionalità?
- Arezzo?
- Sì, vengo da Arezzo...
- Mmmm...
- (...)
- (???)
- Vicino a Firenze.
- Ah ecco sì, mi sembrava! Bella Firenze? Non ci sono mai stato.

Gente grigia quella di Milano, grigia e con lo sguardo nebbioso, proprio come Milano stessa. E poi uno si sorprende a sentire che gli agriturismi fanno il pienone di milanesi stressati in vacanza nella verde e soleggiata Toscana! Ci credo, vuoi mettere il fascino di un trattore rispetto alla luce gialla ittero della metropolitana?!? Però sono gente di stile, gente alla moda, gente giusta. Non conta il fatto che hanno gli occhi persi nel vuoto mentre si aggrappano di malavoglia alle sbarre del tram/filobus/autobus, dopo una giornata difficile e di lavoro senza sosta, con a pranzo solo un panino e il freddo e l'umidità nelle ossa. No, tutto questo non conta, perchè anche nella più sconvolta e stanca donna che incontri puoi scorgere appesa alla spalla, ben circondata da un braccio avvinghiato e protettivo, la borsa. E che borsa! La donna milanese può anche addormentarsi in piedi, può essere slavata e con il trucco decisamente da rifare, ma la borsa è comunque quella giusta: Prada, Louis Vuitton, Gucci, simboli di appartenenza alla frenetica vita moderna. Belle, bellissime borse, capitali e stipendi spesi in quei pochi centrimentri cubi, che però ti fanno essere a posto con te stessa e con tutti gli altri. Per gli uomini, invece, è il cappotto che segna i diversi gradi di appartenenza alle classi sociali della Milano bene: i piumini sono out, impermeabili anni '30, giacche con cappuccio e cappotti lunghi sono invece molto in.
A Milano vedi la mattina avvocati e uomini d'affari in giacca e cravatta con in testa il casco...vanno a lavorare in bici, perchè così sono eco. La signora settantenne, agghindata di tutto punto, che è appena andata a fare colazione con le amiche torna a casa con il filobus e guarda storta l'immigrato di turno che non le cede il posto a sedere. Mamme che tengono per la mano bambini frenetici e iperattivi parlano con l'auricolare e attraversano con il rosso perchè è tardi, è tardi, è tardi.

Sapete che? Tenetevi pure l'happy hour accanto al sushi bar, fate un salto al veggie restaurant e poi ritrovatevi la sera in disco, sì dai, quella davanti all'eritreo, ma come non sei mai stato all'eritreo? è troppo buono, ci devi andare! anzi guarda, facciamo break insieme domani e pranziamo lì.
Io la scorsa settimana ho fatto l'olio. L'è venuto proprio bono, e ora vo anche a abbrustolire un pò di pane al foco, perchè non si può volere nient'altro dalla vita che una sana fetta di pan co' l'olio! Ogni tanto poi vi vengo a trovare eh, ci mancherebbe, salto sul primo treno e passo a prendere un coffee a Vittorio Emanuele II, guardo l'ultima collezione di Armani e mi fermo a comprare alla mia nipotina immaginaria le scarpe da neonato di Dior, che ieri proprio non ho fatto in tempo, avevo i biglietti per questo concerto super fico, non ti dico, e mi dovevo preparare.
Ho girato il mondo, e Milano non mi affascina. Fortune della vita.