martedì 13 gennaio 2009

Deve passare la Freccia Rossa


Conversazione telefonica udita in treno. Il signore seduto davanti a me stava parlando con il figlio all'altro capo del cellulare.

Pronto...Ora icchè tu ha' fatto?...Come tu l'hai perso a Statuto?...Un'altra volta? Tu se' proprio bischero figliolo eh!...Eh oh, icchè? Unm'interessa. Quante volte te l'ho detto che tu devi passare di dietro ai barre, non davanti sennò tu la fai troppo lunga la via!...Madonna, e sembra tu abbia fatto l'abbonamento a perdere i' treno, invece che a pigliallo!...Ma poi ormai un tu lo sai che deve passare 'sta benedetta Freccia Rossa! Sicchè tutti gli altri treni so in ritardo. E te tu lo perdi uguale! Un tu capisci proprio nulla!...Eh, ora mi tocca venire a pigliatti colla macchina...L'autobus troppa fatica eh!...Ma tanto che mi lamento, l'è colpa mia, t'ho fatto io. Anzi, l'è colpa della tu' mamma. Amore amore amore, benzina vedi!...Ora tu rimani lì e tu m'aspetti...Ci si becca? Oh come tu parli? Icchè vorrebbe dire? Quando t'arrivi a casa ti becco io vai!...Sì, ciao.

Sarà anche tanto veloce questa Freccia Rossa, ma per fare due chilometri con un treno regionale ci vogliono venti minuti. Meno male che si fanno un pò di risate!
Un abbraccio a tutti i genitori tassisti. Compresi i miei.

domenica 4 gennaio 2009

Capodanno a Vienna


Buon anno gente! Come butta questo 2009 per ora?
Non so di preciso cosa dire del mio slendido capodanno a Vienna. Ci siamo divertiti tantissimo, eravamo contenti, sereni e felici. In una meravigliosa città, con gli amici giusti, nè troppi nè troppo pochi. L'unica nota di demerito forse, il freddo gelido, veramente polare! Ma sono stati giorni indimenticabili, il migliore capodanno di sempre!
Abbiamo fatto un numero esagerato di foto, ma ne ho selezionate un pò per voi, le trovate in fondo al mio blog. Eccoci qua: Andrea, Vanessa, Sarah, Andrea, Shachar e Caterina!

lunedì 29 dicembre 2008

Un bel pugno di amici

Allora gente, avete mangiato a sufficienza in questi giorni? Vi è rimasto un pò di spazio per il cenone dell'ultimo dell'anno? Eheh!
Potrei adesso mettermi a farvi la lista delle belle e brutte cose di questo anno che sta per finire, ma sinceramente non ho neanche tanta voglia di pensarci, quel che è stato è stato in fin dei conti, e se qualcosa è andato storto non si può far altro che tentare di far meglio in futuro.

I miei si sono concessi un viaggetto a Barcellona per festegiare le loro nozze d'argento. Auguri quindi babbo e mamma!
Quando Casa Cenina è libera gli amici non tardano ad arrivare...perchè in fondo si sta proprio bene qui da me. Ho giocato nella neve con i cani ieri e poi mi sono asciugata al fuoco con musica in sottofondo. Direi che il 2008 si chiude in una pacifica bellezza. Poi domani parto con altri cinque e andiamo a festeggiare capodanno a Vienna. E' stato un pò un parto questo microviaggio, però alla fine ce l'abbiamo fatta ad organizzare. Nonostante i numerosi problemi che Andrea ha dovuto affrontare con gli austriaci hotel, mi ha or ora comunicato la Vanessa che i biglietti del treno stanno arrivando. E meno male via! Capodanno fuori da Arezzo! Non se ne poteva veramente più del concerto in Piazza Grande.
E quindi come ho già accennato, sabato sera casa si è riempita degli amici di sempre, tutti quanti. E' stata una gran serata! Mi ci è voluta quasi tutta la domenica per rimettere in ordine cucina e salotto, ma con calma alla fine ci sono riuscita. Eheh.
Ci stiamo un pò allontanando. Città universitarie diverse, nuovi amici, le nostre vite che piano piano si delineano, divergono dal liceo, dalla giratina nel Corso il sabato sera. E per fortuna direi! Però ogni tanto una cena così, tutti insieme, fa molto piacere, perchè come ha detto la Sarah l'altra sera ci sono degli amici che puoi non vedere per mesi o anni, ma quando poi li ritrovi ti sembra che non sia passato neanche un giorno e tutto ricomincia come prima, con gli sherzi, le battute e gli abbracci di sempre.
Vi ringrazio quindi per la splendida serata ragazzi, anche se non passerete mai da questo blog perchè siete pigri, lo so!
E per coloro che presto partiranno in Erasmus, ricordatevi di questo speciale sabato sera, perchè alla fin fine sappiamo come ritrovarci anche se ogni tanto ci perdiamo di vista. Avremmo un sacco di cose da raccontarci quando poi ci ritroveremo.

sabato 20 dicembre 2008

Oh fiorentini, mi avete esiliato...prendete la merda che Dio v'ha mandato!

E' finalmente tornato il sole a Firenze, dopo ben tre settimane di pioggia incessante.
Ha piovuto così tanto che l'Arno ha fatto anche preoccupare qualcuno (in effetti era bello pienotto), e ha piovuto così tanto che oramai l'ombrello era diventato l'estensione naturale della mano. Girovagando per la città, mi sono accorta che più o meno tutti ci comportiamo allo stesso modo quando dobbiamo muoverci con l'ombrello aperto. Quando cammini devi avere la massima concentrazione, non solo perchè devi evitare atleticamente le pozzanghere e i pozzi che ricoprono gran parte dei marciapiedi, ma anche perchè devi farti spazio civilmente tra la folla. Ci sono gli ombrelli facili da superare, come per esempio quelli che si sono fermati a guardare una vetrina, oppure quelli che vanno nella tua stessa direzione e sorpassi senza troppi problemi. Ma quando attraversi la strada? Quando un'intera squadriglia di ombrelli ti investe e tu sei l'unica persona che va in senso contrario all'attacco? Quando il marciapiede è troppo stretto? In queste situazioni entra in vigore la costituzione dei portatori di ombrelli, un insieme di leggi nè scritte nè orali che però ti permettono di mantenere i livelli di isterismo al di sotto della soglia massima di indecenza, che di solito è comunque inferiore alla soglia di un giorno di sole.
Io sposto l'ombrello a destra e tu a sinistra, mi fermo un attimo prima della pozza e ti lascio passare tanto non ho furia, alzalo tu l'ombrello che io ti passo sotto, rallento e mi tengo un pò a distanza sennò mi sgoccioli tutto sulle scarpe, certo che potevi anche aspettare che passassi io, non scendo manco morta dal marciapiede quindi vedi di spostarlo quel cazzo di ombrello coi fiorellini che ti ritrovi, guarda qua mi hai fatto cadere precisa nella pozza, passa passa sei hai tanta furia, perchè tutti hanno un ombrello più grosso del mio? °_°
Conversazioni intere, litigate furiose, insulti e anche peggio, solo con la forza dello sguardo. Non si parla mai in queste situazioni, quasi mai, perchè ognuno è troppo impeganto a tenere all'asciutto se stesso. Anche solo emettere un suono vocale potrebbe farti arrivare quella maledetta goccia gelata che non si sa come è sempre la più grossa pensabile esattamente al centro della cucuzza, facendoti rabbrividire fin nelle ossa, oppure anche solo una molecola di H2O potrebbe posizionarsi al centro delle lenti degli occhiali e darti fastidio per ore, fino a quando non sarai in un posto chiuso e tranquillo in cui la potrai togliere gentilmente con il fazzoletto, evitando così la ditata furiosa e bagnata che non ti farebbe vedere più un tubo proprio mentre stai camminando così precariamente. I cartelli stradali poi, sono la chicca migliore, perchè, è ovvio, il tuo ombrello, per quanto schifoso e distrutto possa essere, non riesce a passare tra il palo del segnale e il muro. Allora te già tre metri prima ti accorgi dell'ostacolo, fai un velocissimo e complicatissimo calcolo probabilistico, inserisci un pò di statistica, risolvi un paio di equazioni di fisica dinamica e stabilisci, con certezza, che il tuo ombrello passerà sicuramente in quello esiguo spazio. Arrivi dunque all'altezza del segnale stradale e muovi impercettibilmente il tuo microtetto portatile così da renderlo plastico, caso mai tu avessi sbagliato un logaritmo due metri prima, in fondo è difficile farli a mente. Ecco che tu continui spedita per la tua strada e due passi dopo ti accorgi che il tuo fido ombrello è rimasto però dall'altra parte. Torni indietro e superi con lo sguardo basso il segnale stradale, questa volta scendendo dal marciapiede. Qualcuno ti avrà visto? Perchè devo fare sempre queste figure di merda?!? Eppure secondo me ci passava! Ma perchè avevo cinque a matematica al liceo? Questa volta li avevo fatti giusti i calcoli!
D'altronde non tutti siamo dei geni, come ha brillantemente sottolineato un omino che ho incrontrato per strada, il quale non si è mosso nemmeno di un millimetro con quel suo ombrello gigantesco che si ritrovava. A quel punto son stata io che mi sono giostrata tra le pozze cercando di proseguire il mio cammino. Avrò avuto uno sguardo di fuoco, quasi sicuramente, e forse è per questo che come niente fosse mi ha detto gentilmente:
"Eh oh signorina, e piove".
Nooooooo! Ma davverooooo?!?!?!

Mi dispiace di avere un pò trascurato questa bestiola di blog, però ho dato tre esami in un mese, e il tempo è risultato stranamente scarso. Ne approfitto comunque per farvi gli auguri di Natale, per ora con questo mio post, e se mi è possibile passando a salutarvi nei vostri rispettivi blog.
E se per caso qualcuno si stesse ancora chiedendo cosa significa il titolo che ho messo, vi consiglio di scoprire Riccardo Marasco, autore anche della leggendaria Teresina.
Portate la gioia nella vostra famiglia. Oh oh oh!

venerdì 14 novembre 2008

I' pan co' l'olio

Un mio vecchissimo compagno di scuola, alla domanda "Cosa vuoi di più dalla vita?" rispondeva con marcato accento aretino "I' pan co' l'olio", felice canzonatura della pubblicità dell'amaro Lucano. Aveva dannatamente ragione.
Torno adesso da Milano. Sono stata a vedere il concerto dei Simple Plan all'Alcatraz: gran serata. Mi sono divertita molto, ho girato per il centro, ho fatto acquisti, e mi sono guardata in giro, come faccio sempre: una ragazza in solitaria con le cuffie alle orecchie che, silenziosa, cammina e guarda, guarda, guarda.
Milano non fa per me. Decisamente no. Per carità, è una metropoli interessante, dove trovi sempre un sacco di cose da fare, è piena di bar, locali, negozi, eventi vari, ma bella no, per niente. E' proprio vero che il caro Renzo Tramaglino non aveva mai tolto il naso dal lago di Como per essere così stupito alla vista del Duomo: grigio, sproporzionato nella piazza, ostile, una brutta copia di Notre Dame. Sono i negozi la vera opera d'arte. Mi avvicino alla vetrina di Prada e mi dico "caspita, hanno già messo le decorazioni di Natale e siamo appena a metà novembre...ah no, è illuminata così di suo...luminosa e abbagliante, in modo tale da non riuscire a vedere il prezzo della moda esposta". E mentre i faretti della vetrina fanno sole in un pomeriggio buio e piovoso d'autunno, come non fermarsi a prendere un caffè in uno dei mille splendidi bar, o come non farsi trascinare dalla folla in un negozio dietro l'altro? Poi uno è stanco dopo lungo shopping e quindi prende un taxi, chiaro. Caterina non va in città poi così tanto spesso in fin dei conti , e quindi perchè non approfittare del lusso di farsi scarrozzare da un tassista milanese DOC, che appena sentito un accento diverso dal suo si informa sulla tua provenienza/nazionalità?
- Arezzo?
- Sì, vengo da Arezzo...
- Mmmm...
- (...)
- (???)
- Vicino a Firenze.
- Ah ecco sì, mi sembrava! Bella Firenze? Non ci sono mai stato.

Gente grigia quella di Milano, grigia e con lo sguardo nebbioso, proprio come Milano stessa. E poi uno si sorprende a sentire che gli agriturismi fanno il pienone di milanesi stressati in vacanza nella verde e soleggiata Toscana! Ci credo, vuoi mettere il fascino di un trattore rispetto alla luce gialla ittero della metropolitana?!? Però sono gente di stile, gente alla moda, gente giusta. Non conta il fatto che hanno gli occhi persi nel vuoto mentre si aggrappano di malavoglia alle sbarre del tram/filobus/autobus, dopo una giornata difficile e di lavoro senza sosta, con a pranzo solo un panino e il freddo e l'umidità nelle ossa. No, tutto questo non conta, perchè anche nella più sconvolta e stanca donna che incontri puoi scorgere appesa alla spalla, ben circondata da un braccio avvinghiato e protettivo, la borsa. E che borsa! La donna milanese può anche addormentarsi in piedi, può essere slavata e con il trucco decisamente da rifare, ma la borsa è comunque quella giusta: Prada, Louis Vuitton, Gucci, simboli di appartenenza alla frenetica vita moderna. Belle, bellissime borse, capitali e stipendi spesi in quei pochi centrimentri cubi, che però ti fanno essere a posto con te stessa e con tutti gli altri. Per gli uomini, invece, è il cappotto che segna i diversi gradi di appartenenza alle classi sociali della Milano bene: i piumini sono out, impermeabili anni '30, giacche con cappuccio e cappotti lunghi sono invece molto in.
A Milano vedi la mattina avvocati e uomini d'affari in giacca e cravatta con in testa il casco...vanno a lavorare in bici, perchè così sono eco. La signora settantenne, agghindata di tutto punto, che è appena andata a fare colazione con le amiche torna a casa con il filobus e guarda storta l'immigrato di turno che non le cede il posto a sedere. Mamme che tengono per la mano bambini frenetici e iperattivi parlano con l'auricolare e attraversano con il rosso perchè è tardi, è tardi, è tardi.

Sapete che? Tenetevi pure l'happy hour accanto al sushi bar, fate un salto al veggie restaurant e poi ritrovatevi la sera in disco, sì dai, quella davanti all'eritreo, ma come non sei mai stato all'eritreo? è troppo buono, ci devi andare! anzi guarda, facciamo break insieme domani e pranziamo lì.
Io la scorsa settimana ho fatto l'olio. L'è venuto proprio bono, e ora vo anche a abbrustolire un pò di pane al foco, perchè non si può volere nient'altro dalla vita che una sana fetta di pan co' l'olio! Ogni tanto poi vi vengo a trovare eh, ci mancherebbe, salto sul primo treno e passo a prendere un coffee a Vittorio Emanuele II, guardo l'ultima collezione di Armani e mi fermo a comprare alla mia nipotina immaginaria le scarpe da neonato di Dior, che ieri proprio non ho fatto in tempo, avevo i biglietti per questo concerto super fico, non ti dico, e mi dovevo preparare.
Ho girato il mondo, e Milano non mi affascina. Fortune della vita.

sabato 8 novembre 2008

His hips don't lie

Avendo passata una giornata post febbre, è ovvio che non ho fatto un tubo niente, tranne cazzeggiare il più possibile al computer. Grandi risultati ne sono scaturiti, tra cui questo fenomenale video del caro Hugh Laurie alias House, che dà il meglio di sè in una delle performance della Band from TV, gruppo musicale di beneficenza che vede partecipi le star della televisione.
Enjoy!

lunedì 3 novembre 2008

Non a caso ha vinto un Nobel...

Lo scorso giovedì a noi studenti del secondo anno ci ha fatto lezione il premio Nobel per la Medicina nel 1998, Luigi Giuseppe Ignarro. Italianissimo, babbo napoletano e mamma siciliana, è però nato in America e da allora è diventato Louis Ignarro. Si trattava di una lezione molto attesa, come vi potete bene immaginare, perchè non è che tutti i giorni puoi dire "ah sì, stamani ero a lezione dal premio Nobel". O meglio, a noi non capita mai di dirlo; probabilmente agli studenti americani succede (beati loro). Tutto era stato organizzato: c'erano i traduttori (nonostante l'"italianissimo" era infatti decisamente scarso in italiano), telecamere a riprenderlo, dottori, specializzandi, studenti, interessati vari, le cuffie per tutti quanti, e addirittura una bellissima cartellina di cuoio con un block notes, una penna e l'infinito CV dell'ospite. Da qualche giorno ci sentiamo tutti molto professionali con questa cartellina, anche se siamo solo al secondo anno di medicina eheh!

Aperta parentesi. (Giovedì era sciopero generale e blocco didattico, per via di tutte le varie cose che stanno succedendo adesso nelle università. A qualcuno è interessato il fatto che fosse sciopero? ... Neanche per idea, c'eravamo tutti. Buffi questi paradossi...). Chiusa parentesi.

C'è un perchè se ha vinto il premio Nobel.
Queste cose sembrano molto eteree di solito: "Ah, ma lo sai che X ha vinto il premio Nobel?" "Ah sì? Caspita!", ma in realtà uno magari non ha idea di chi sia X o per che cosa ha vinto il premio, o con chi, o addirittura cos'è il premio Nobel.
Altre volte si usa come battuta: "Ma che cazzo dici? Ragionamento da Nobel, complimenti!" oppure "Ragazzi, sei proprio bravo! Ma ancora non sei stato chiamato per il premio Nobel? Nooo? Strano...".
Dopo aver fatto la conoscenza del caro e simpatico ometto baffuto che quel premio l'ha vinto veramente, uno capisce che non siamo stati creati tutti uguali, e se vinci il premio Nobel vuol dire che sei un genio. Senza iperboli o eufemismi, sei un genio, punto. Sono convinta che sarebbe in grado di spiegare l'intera biochimica conosciuta persino a mia nonna e fargliela addirittura risultare così chiara da essere cristallina.
Ci ha appena accennato dell' NO, ossido di azoto, che lui stesso insieme ad altri due geni ha scoperto essere prodotto dal corpo, pur essendo tossico; viene usato come neurotrasmettitore, è utile per problemi cardiovascolari. Ci ha detto sorridendo di come quasi per scherzo hanno "inventato" il Viagra (vi immaginate quanto è ricco adesso questo tizio??? E soprattutto quanto è contenta la moglie???). Niente di tecnico, perchè tanto studieremo tutto sul libro quando faremo farmacologia: la modestia non è stata proprio la qualità che più risaltava in lui...però che cavolo, se lo può permettere!
Non ha spiegato niente, si è raccontato. In modo chiaro, diretto, onesto e anche simpatico. Pensandoci è forse una delle cose più difficili da fare, raccontarsi. Ci ha mostrato chi è, non cosa ha fatto. Non abbiamo semplicemente imparato qualcosa di nuovo, abbiamo incontrato e conosciuto una persona che valeva la pena conoscere, perchè ci ha lasciato qualcosa per il futuro, la sua straordinaria esperienza.