sabato 20 dicembre 2008

Oh fiorentini, mi avete esiliato...prendete la merda che Dio v'ha mandato!

E' finalmente tornato il sole a Firenze, dopo ben tre settimane di pioggia incessante.
Ha piovuto così tanto che l'Arno ha fatto anche preoccupare qualcuno (in effetti era bello pienotto), e ha piovuto così tanto che oramai l'ombrello era diventato l'estensione naturale della mano. Girovagando per la città, mi sono accorta che più o meno tutti ci comportiamo allo stesso modo quando dobbiamo muoverci con l'ombrello aperto. Quando cammini devi avere la massima concentrazione, non solo perchè devi evitare atleticamente le pozzanghere e i pozzi che ricoprono gran parte dei marciapiedi, ma anche perchè devi farti spazio civilmente tra la folla. Ci sono gli ombrelli facili da superare, come per esempio quelli che si sono fermati a guardare una vetrina, oppure quelli che vanno nella tua stessa direzione e sorpassi senza troppi problemi. Ma quando attraversi la strada? Quando un'intera squadriglia di ombrelli ti investe e tu sei l'unica persona che va in senso contrario all'attacco? Quando il marciapiede è troppo stretto? In queste situazioni entra in vigore la costituzione dei portatori di ombrelli, un insieme di leggi nè scritte nè orali che però ti permettono di mantenere i livelli di isterismo al di sotto della soglia massima di indecenza, che di solito è comunque inferiore alla soglia di un giorno di sole.
Io sposto l'ombrello a destra e tu a sinistra, mi fermo un attimo prima della pozza e ti lascio passare tanto non ho furia, alzalo tu l'ombrello che io ti passo sotto, rallento e mi tengo un pò a distanza sennò mi sgoccioli tutto sulle scarpe, certo che potevi anche aspettare che passassi io, non scendo manco morta dal marciapiede quindi vedi di spostarlo quel cazzo di ombrello coi fiorellini che ti ritrovi, guarda qua mi hai fatto cadere precisa nella pozza, passa passa sei hai tanta furia, perchè tutti hanno un ombrello più grosso del mio? °_°
Conversazioni intere, litigate furiose, insulti e anche peggio, solo con la forza dello sguardo. Non si parla mai in queste situazioni, quasi mai, perchè ognuno è troppo impeganto a tenere all'asciutto se stesso. Anche solo emettere un suono vocale potrebbe farti arrivare quella maledetta goccia gelata che non si sa come è sempre la più grossa pensabile esattamente al centro della cucuzza, facendoti rabbrividire fin nelle ossa, oppure anche solo una molecola di H2O potrebbe posizionarsi al centro delle lenti degli occhiali e darti fastidio per ore, fino a quando non sarai in un posto chiuso e tranquillo in cui la potrai togliere gentilmente con il fazzoletto, evitando così la ditata furiosa e bagnata che non ti farebbe vedere più un tubo proprio mentre stai camminando così precariamente. I cartelli stradali poi, sono la chicca migliore, perchè, è ovvio, il tuo ombrello, per quanto schifoso e distrutto possa essere, non riesce a passare tra il palo del segnale e il muro. Allora te già tre metri prima ti accorgi dell'ostacolo, fai un velocissimo e complicatissimo calcolo probabilistico, inserisci un pò di statistica, risolvi un paio di equazioni di fisica dinamica e stabilisci, con certezza, che il tuo ombrello passerà sicuramente in quello esiguo spazio. Arrivi dunque all'altezza del segnale stradale e muovi impercettibilmente il tuo microtetto portatile così da renderlo plastico, caso mai tu avessi sbagliato un logaritmo due metri prima, in fondo è difficile farli a mente. Ecco che tu continui spedita per la tua strada e due passi dopo ti accorgi che il tuo fido ombrello è rimasto però dall'altra parte. Torni indietro e superi con lo sguardo basso il segnale stradale, questa volta scendendo dal marciapiede. Qualcuno ti avrà visto? Perchè devo fare sempre queste figure di merda?!? Eppure secondo me ci passava! Ma perchè avevo cinque a matematica al liceo? Questa volta li avevo fatti giusti i calcoli!
D'altronde non tutti siamo dei geni, come ha brillantemente sottolineato un omino che ho incrontrato per strada, il quale non si è mosso nemmeno di un millimetro con quel suo ombrello gigantesco che si ritrovava. A quel punto son stata io che mi sono giostrata tra le pozze cercando di proseguire il mio cammino. Avrò avuto uno sguardo di fuoco, quasi sicuramente, e forse è per questo che come niente fosse mi ha detto gentilmente:
"Eh oh signorina, e piove".
Nooooooo! Ma davverooooo?!?!?!

Mi dispiace di avere un pò trascurato questa bestiola di blog, però ho dato tre esami in un mese, e il tempo è risultato stranamente scarso. Ne approfitto comunque per farvi gli auguri di Natale, per ora con questo mio post, e se mi è possibile passando a salutarvi nei vostri rispettivi blog.
E se per caso qualcuno si stesse ancora chiedendo cosa significa il titolo che ho messo, vi consiglio di scoprire Riccardo Marasco, autore anche della leggendaria Teresina.
Portate la gioia nella vostra famiglia. Oh oh oh!

2 commenti:

Federica ha detto...

che bello ritrovarti caterina!

hai riassunto tutti i miei pensieri quando piove, te ne sagnalo solo un altro paio.

1. alla prima folata di vento il mio fighissimo ombrellino pieghevole viola di pucca si ribalta all'insù e non vuole sapere di tornare in una posizione consona al suo essere...

2. perchè non guardo mai le previsioni e ho messe le scarpe da ginanstica non impermeabili proprio oggi oppure i pantaloni più larghi e raccogli acqua che ho nell'armadio?

3. la cosa degli occhiali è troppo vera!! odio vedere il mondo a pallini!!

Caterina ha detto...

Ciao Federica! Per il vento hai pienamente ragione! Penso di aver riso venti minuti mentre il mio amico Marco tentava di rimettere insieme l'ombrello distrutto eheh. E per i pantaloni e le scarpe...bè, la legge di Murphy non si sbaglia mai!
Tanti auguri!